Destinata in principio dalla Repubblica di Venezia ad uso ospedaliero per il ricovero dei lebbrosi; quando la malattia scomparve l’isola venne abbandonata e rimase deserta per circa due secoli, fino a che vi si rifugiarono alcuni sacerdoti armeni che erano sfuggiti ai Turchi (inizio del 1700).
Si narra che un monaco in fuga, Manug di Pietro (detto in armeno Mechitar, il Consolatore), fondò una congregazione attorno alla quale si raccolsero molti tra quanti dovettero,
come lui, sfuggire alle persecuzioni turche all’inizio del XVIII secolo.
Essi ottennero l’isola in concessione.
L’isola raccoglie opere di inestimabile valore, opere di artisti come Tiepolo e Ricci. Lord Byron vi soggiornò molte volte .
Visitabile la ricchissima biblioteca con 200.000 manoscritti
rari.
Il Museo Mechitarista di S. Lazzaro conserva reperti archeologici di arte armena, greca e indiana, oltre a numerosi
oggetti d’arte religiosa armena del XVI e XVII secolo (oreficeria, ceramica) e manoscritti.
Da segnalare una mummia egiziana di 3.500 anni fa (una delle mummie meglio conservate al mondo), una statua egiziana
raffigurante un gatto che risale a 4.000 anni fa e una tavola dorata tibetana di preghiera.
Il corano di Maometto ed un vangelo del 1060.
Funziona ancora la tipografia istituita nel 1789, che è in grado di stampare in molte lingue orientali.